.

.

mercoledì 25 settembre 2013

TOP 10 ATP – TENNISTICO VANGELO. I MIGLIORI DIECI TENNISTI VIVENTI, BELLI E PERDENTI - Part 2 -





Seconda parte della mia personale classifica (o vangelo pornografico, che dir si voglia). Erano 16, ma 6 li ho dovuti escludere, perché top 16 suona peggio che top 10.
Qualcuno ha provato a dare una spiegazione razional-scientifica a questa classifica. Che non esiste. E’ solo una cazzara elencazione di tennisti che mi piace guardare. Forse può esserci una ratio psicologica, al limite. Si tifa quello che si è, o che si vorrebbe essere. C’è chi ama Federer, in quanto mira alla grandeur. Al Goat. Perfezione assoluta e bellezza tecnica capace di dominare il mondo. Il sovrannaturale ma tremendamente umano. Poi c’è chi tifa Nadal perché vorrebbe la sua tenacia nel raggiungere obiettivi insperati. L’umano lavoratore che per abbattere divinità svizzere si trasforma in disumano. Robe così, insomma. Io tifo questi polli ruspanti, decerebrati, perdenti nell’animo o già morti, perché lo sono anch’io. Non mi interessa il successo, la vittoria. Di questi, spesso, caricaturali figuri apprezzo la genialità estemporanea. L’estro fatalmente perdente di fronte all’orrore. Un quadro di nichilistica rassegnazione, ma costellato da fatui sprazzi di beltade. Piacevolmente inutile, in sintesi.
Chiaro, semplice. Avrete capito il perché non vado in analisi: finirei per dire al mio analista ciò che vorrebbe sentirsi dire. E il perché. O, al limite, direi cose inventate giusto per destabilizzarlo


1. Xavier Malisse: Pigra genialità semovente. Lascia cantare il braccio, Xavier. Pronto a partorire musiche melodiose col suo cimelio amorevolmente accordato, o frantumarlo sotto le suole. Un po’ rimanda a Mike Tyson che accarezza un piccione, commuovendosi. E poi stacca a mozzichi un orecchio a Holyfield. Dagli esordi da efebico capellone che con sigaretta in bocca assiste agli allenamenti della fidanzata-Mistress Capriati, all’attuale vecchio lupo di mare: ventrazza da birromane irlandese, chignon, volto scavato da rughe di ribrezzo sotto un velo di barba. Una semifinale a Wimbledon persa per colpa del destino cinico e baro travestito da tachicardia, il talento formidabile («questo farà meglio anche di Agassi», avvertì i naviganti il suo pigmalione Bollettieri), carattere svogliato da messicano nato tra le acciaierie del Belgio, infortuni e briciole di gloria. Nel 2013 è ancora lì, capace di qualche sussulto. Di solo, esclusivo, braccio benedetto da Divinità in giornata di prodiga auto fellazione. Violenti schizzi contro tempo a dipingere sul campo un quadro ispirato, e folle. Capace di trovare angoli o soluzioni folli solo a pensarle (ciapa lì). Ormai da fermo, e va bene. Il Bukowski del tennis, inguaribile misantropo alle prese con una rissa da bar. E ogni tanto una lezioncina a qualche imberbe ragazzetto o ritorto corridore da top 5, la regala ancora (vedi Ferrer ridicolizzato su uno smerigliante prato olandese). E sono soddisfazioni, battaglie. La guerra, Enea e Ulisse, è altra cosa. «E va bene così» ripete, ormai 33enne e prossimo al ritiro in gennaio, dicendosi soddisfatto della sua carriera. Ha cavato dal suo talento quel poco che gli bastava, senza dannarsi o darlo in pasto al sacrificio. Un assaggio, nemmeno troppi chili fa.

2. Tommy Haas. Rapsodia tennistica di primavera. O autunno, o tutte le stagioni, per l’attempato Tommy, la cui vita tennistica somiglia a un’odissea intrisa di avversità, tra «carghi battenti bandiera liberiana», mare mosso e infortuni. «L’età dell’inferma giovinezza» e l’inattesa «età della rinascita prepensionistica». Tennis classico, guizzi, accelerazioni e rovescio a una mano di bellezza rara, specie quando parte lungolinea e in avanzamento. Vince una dozzina di tornei, arriva al numero due al mondo, fermandosi un paio di volte in semifinale negli slam: uno splendido perdente di successo. I tedeschi che lo vedevano erede di Becker non avevano fatto i conti con un fisico di cristallo e indole al limite del masochismo. Si sfascia tutto. Quasi riscrive i libri sulla traumatologia ossea. Spalla, braccio, ginocchio e soprattutto schiena. L’ultimo e più serio infortunio, quello all’anca, a 33 anni, sembra mettere la parola fine. L’operazione e un fascinoso, quanto utopico, tentativo di ritorno. Fino all’incredibile riesplosione: batte tutti i top ten (tranne Nadal, che in quel periodo è infortunato), vince ad Halle e Monaco. Negli slam inebria con soliti colpi mozzafiato, ed epiche battaglie. Non male per questo reduce di guerra, pronto alla pensione d’invalidità. Ed è ancora lì. L'accanimento della malasorte sembra essersi placato, lui conosce meglio il suo fisico, non esagera, si amministra bene. E in quel mare ormai calmo vede i primi 10, a 35 anni. Eccolo, nell'ultimo atto della rapsodia di primavera.

3. Philipp Petzschner. Il labilissimo, spesso impercettibile confine tra comico e il tragico, il sublime e l’orrido, infinita pena e ammirazione. Tutto e il contrario di tutto in un sol uomo con occhi disturbati ed espressione da macchietta spaventevole. Estasi e orrore. Potenzialità fenomenali e risultati scadenti. Il geniale pittore capace di opere ispirate e l’atroce imbianchino artritico che partorisce sbocchi di cane su tela. O Einstein che non sa contare fino a tre. Sboccia tardi, come giunchiglia storta, per problemi fisici. Il resto lo fanno un gran braccio e sinapsi inquietantemente allascate. Picco migliore nel 2010, quando poteva addirittura sfiancare Nadal sul Centre Court di Wimbledon (facendo venir giù una pioggia di meteoriti). Il fato, il destino malvagio, l’orrore in definitiva, ci mettono però lo zampino. Un torneo lo vince pure, a Vienna. E dove, altrimenti, tra impetuose sinfonie delle Filarmonica. Partendo dalle qualificazioni (che perfetta opera buffa sarebbe altrimenti?) come un automa spennellante. Perché Picasso disegna il campo come pochi, se in giornata, con una combinazione folle, opposta, di violenza e tocchetti. Tra Barocco e Pop Art. Servizio e dritto al fulmicotone, alternati a melliflue carezze di rovescio in slice. Mortifera foglia morta di rovescio e pallonetto irridente, il suo marchio di fabbrica, come uno Zorro dalle meningi costipate. Assieme alla sconfitta da due set avanti (recordman assoluto): mai nessuno come lui. Il Federer dei record al contrario, che pure una volta incrociò, domandandogli con naturalezza «Tu sei Roger Federer? Quello col talento, come me…». Roger scappò via, ululando e invocando l’aiuto degli Dei. Malgrado un carattere coriaceo quanto una cinciallegra nella stagione dei patimenti amorosi, Picasso entra nei primi quaranta. Vince pure degli slam. Wimbledon e New York (baby). In doppio, e fa niente. Assieme al fido compare che ne completa la bacata mela cerebrale, Jurgen Melzer. Poi sprofonda (attualmente), lui e il suo look da «Pippa calzelunghe», negli abissi. Qualche preziosimo viennese.

4. Richard Gasquet. Da «Predestinato», «Piccolo Mozart» a «Pianista smemorato nell’oceano». Epopea e parabola quasi biblica sulle umane miserie di un talento sfolgorante appeso a un filo invisibile. Specie se la naturale grazie è abbinata a fisico da anatra sbilenca e nella scatola cranica vaste praterie artiche in cui organizzare partite di Golf senza pallina. Lo guardi e non gli daresti due lire, poi lo vedi partire con quel rovescio incantatore e si trasforma in elegante cigno. Movenze che rimandano a balletti russi e volteggianti Baryšnikov. Morti. Continui a osservarlo per l’intero match e finisci per ridargli quelle due lire di prima, perché è ormai mitologico il suo status di perdente. Come altri, ma più di altri perché si chiama Gasquet, ha quella faccia tragica da film di Truffaut e un tennis sublime. Una sconfinata serie di sconfitte acrobatiche, specie negli slam, dove al meglio dei cinque set si sublima la sua arte superiore. Copione sempre diverso, quasi scritto da uno sceneggiatore devastato dall’Lsd, ma con lo stesso, immutabile, finale: la sconfitta. Da promessa accecante a cadute inattese, sguardi imploranti, pallori struggenti, e negli occhi il vivido terrore di poter addirittura vincere. Fino a tragicomiche squalifiche per uso di cocaina (da cui esce miracolosamente grazie a scuse ancor più comiche) e rinascita sotto la sapiente (e paziente, al limite della santificazione) guida di Piatti. Top ten, appena sotto i «Mostri» da slam. Vittima di quel Nadal che pure da ragazzino metteva in riga. Poi si sa, tra i grandi il fisico domina, o fa ombra a tutto il resto. Agevolo un esemplificativo campionario, galleria con quadri magnifici e rovesci come piovesse.

5. Oleksandr Oleksandrovyč Dolgopolov: Un Barocco tennistico edificato con molliche di marzapane. Atipico e quindi avvincente, in codesto mare tristo e piatto. Estemporanea gioiosità racchettara allo stato puro, l’ucraino dal volto di madonna butterata, coda di cavallo e coroncina, minato da un carattere naif prima e da una limitante malattia del sangue. Vince due tornei e sfiora i primi dieci addirittura. Picco massimo di un simile tennista, imprevedibile anche per le sue meningi (se, paradossalmente, ne fosse dotato). Storto e frenetico quanto un crotalo, elegante come una farfalla. Tra servizi sincopati, droppeggi e fiondate futuriste a tutto campo col braccio simile al frullo di libellula pazza. E drogata. Qualcuno vorrebbe trovargli una quadra tecnico-tattica. Follia. Sarebbe come tenere un cardellino in gabbia. L’estro disciplinato non esiste, è altra cosa. La sua forza è l’anarchia mentale (o assenza di cervello) e trovate imprevedibili, nel bene e nel male, che somigliano a dileggio della normalità e di avversari basiti. In giornata di luna propizia può mandare al neurodeliri Djokovic a suon di variazioni deliranti e facendo impazzire il pubblico del centrale di Flushing Meadows. Se si sveglia col piede sbagliato rischia di perdere, tra salve di fischi, anche contro un suonatore di ukulele samoano senza denti che gioca con un retino da pesca. E’ così, prendi o lasci. 

Dischi caldi. Rapida carrellata degli (incolpevolmente) esclusi: Michael Llodra, rapsodia volleante da languido tuffo nel passato. Zampate mancine, attacchi e volée come fosse supereroe proveniente dal 1989. Destinato a morire di morte cruenta. Philipp Kohlschreiber, geometrico, divertente ed estroso tedesco (sì, nel tennis i tedeschi possiedono un genio tipicamente italico - se non giochiamo a tennis -) col rovescio che suona come cinguettio degli usignoli in paradiso tra angeli in coma irreversibile. E poi l’airone dalle fattezze di cartoon Sergiy Stakhovsky, leggero ma splendido, tra volée, rovesci scamosciati e carattere da cinciallegra afflitta. O la potenza animalesca del bucaniere polacco Jerzy Janowicz che ti guarda con espressione da gigante disturbato e sembra ammonirti «’sta mano po’ esse fero e po’ esse piuma…». Mischa Youzhny, sempre in balia del vento, di una latente (spesso palesata) pazzia e di un rovescio che è magia di pifferaio magico dalla mascella spaventosa. Sospeso tra estasi ed abisso, anche nei risultati. Jo-Wilfried Tsonga. Inno all'anarchco arrembaggio. Carica a testa bassa, con avvincente mancanza di costrutto e innato carisma di chi sa di schiantarsi contro il muro. Tra i giovani mi stuzzica il ceco Jiri Vasely, (sarà perché i mancini di quei posti mi ricordano il cristallo di Boemia Petr Korda), quel Daniel Evans dal rovescio canterino e mano fatata finalmente esploso a New York, il bimbo genietto (quasi da «Io canto» versione tennistica) Stefan Kozlov, dal futuro luminoso. Qualche circense drop dell’italico Adelchi Virgili, ipotetico Dolgopolov nostrano (se solo avesse avuto la ventura di nascere in Ucraina, Azerbaijan o Vietnam), talento folle in cerca d’improbabile rinascita.
E altri che dimentico, ovviamente.


25 commenti:

  1. Concorso Week-End a Cozze e Tessera della mensa dei poveri: chi tre, chi quattro, un po' tutti ci avete preso. Nessuno, a memoria, ha fatto en plein. Una cosa mi perplime: Tutti (o quasi) avete inserito Miscione Youzhny. Che mi piace sì (infatti è nei dischi caldi), ma la passione per lui ultimamente s'è raffreddata. Almeno fino a quando non si spaccherà ancora una racchetta in testa..

    RispondiElimina
  2. Se solo Malisse fosse nato 30 anni prima...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Alla fine Xavier aveva il tennis per fare molto bene anche ai nostri anni. Gli è mancata la testa, voglia di soffrire, allenarsi. Più mettici qualche infortunio e il quadro è fatto.

      Elimina
  3. Non ho partecipato al concorso purtroppo, una tessera alla mensa dei poveri torna sempre comoda. Gran bella raccolta di ritratti caro Picasso, in effetti tanti di questi saranno presto nei cassetti della memoria visto che la loro vita tennistica sembra essere agli sgoccioli.
    Ti chiedo, anche se ormai ritirato, se e in quale posizione avresti inserito Fabrice "the magician", uno dei miei favourites.
    Infine prenditi anche tu i tuoi meriti, le pennellate di Picasso Petzschner sono solo in parte equiparabili alle tue sulla tastiera.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, molti si ritireranno a breve. Altri sono già over 30. Santoro mi piaceva molto. In una classifica di qualche anno fa, quand'era in attività, lo inserii ai primissimi posti (terzo o quarto).
      Grazie, ciao.

      Elimina
  4. Azz mi è andata male, ma il bello è stato provarci!
    Piccolo contributo: http://www.youtube.com/watch?v=sdJppTYD8KA
    S-p-e-t-t-a-c-o-l-o!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, l'avevo visto tempo fa quel parallelo tra i due. Pazzeschi.

      Elimina
  5. Bellissimo, il tuo tennistico vangelo. Ho l'impressione che questi signorini (ad eccezione forse di Haas) sanno quel che sono: giocatori di un tennis piacevole, a momenti di sorprendente qualità. Non penso però che abbiano (mai avuto) ambizioni del tipo Nadal, Djokovic, Murray e.... Ferrer, se vuoi. E va bene anche così. Un po' come dire "Si vince e si perde. Ci sono anche altre cose belle nella vita".
    Proprio ora sta giocando Richard Gasquet vs Lukas Lacko. (Meriterebbe anche lui una citazione nel tuo vangelo.)
    In un libro che ho letto quest'estate (Jours de Pouvoir) l'autore, già ministro dell'agricoltura, racconta che Sarkozy giocava a tennis con Gasquet che non teneva mai conto delle ridotte possibilità tennistiche di Sarko. Hai capito, che gliene importa a Gasquet di vincere contro chicchessia, lui che giocava con Monsieur le Président de la République.
    Ciao Picasso, sarai contento di non dover cedere la Tessere della mensa dei poveri.
    Ti saluto cordialmente
    Anna Marie

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Gasquet nel bellissimo vangelo pare proprio ci sia. A #4. La morale è sempre quella, con più testa e motivazione (o chiamala fame o altro), magari invece che segnare 20, 30 o 40 come Best Ranking, alcuni di loro sarebbero stati top ten a lungo. Mentre Gasquet o Haas, avrebbero potuto vincere slam. Lo spirito della classifica è quello. Avessi voluto altro, avrei preso il ranking Atp, o contato le coppe.
      Grazie e ciao Anna Marie.

      Elimina
    2. A parte Dolgo al posto di Youzhny li avrei centrati (quasi) in ordine.
      Ciccio Malisse ha vinto un bel doppio con Bemelmans, anche un titoletto a Orleans farebbe morale!
      Picasso l'ho visto giocare in turchia un due settimane fa, in doppio fece un paio di giochini dei quali ancora non mi capacito. Uno era una bomba al centra dell'aversario, lui in demi volèe in avanzamento, la palla è letteralmente morta dall'altra parte della rete.

      Ciao Picasso un saluto!
      Paolo

      Elimina
    3. Ma (leggo ora) Malisse ha perso dal fenomenale Herbert (la ballerina) 6-1 rit. E invece in doppio è ancora in corsa?
      Bravo chi chi ci capisce qualcosa.
      Visto che smetterà a Melbourne 2014, improbabili wildcard a parte, la speranza è che riesca ad avere una classifica per poter entrare in tabellone. Dovrebbe guadagnare una decina di posizioni.
      Ciao a te, Paolo.
      Ciao

      Elimina
  6. Si, ritiro per un problema al polso nel singolare. Questa settimana ha infatti perso 7 posizioni per i quarti dell'anno scorso, ora deve andare in fondo al CH di Mons la settimana prossima.

    Paolo

    RispondiElimina
  7. In questo momento su Supertennis stanno dando il live di Bangkok:
    Youzhny-Gasquet, ovvero una serie infinita di meraviglie di rovescio alternate a follie tecnico-tattico-mentali.
    Che bellezza

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ovviamente non ho visto, perché a lavoro, ma mi fido.

      Elimina
  8. Ciao pic,avevo in arretrato lettura tuoi blog e queste classifiche splendide mi hanno allietato Il ritorno (stamattina controviglia)dalle vacanze cubane....meravigliose,so che ti annoiano I complimenti ma devo farteli,qua e la Su ESPN sotto le palme o in bar con aria condizionata ho seguito qualcosa del wta di Tokio,bene la kvitova(con la vika lo sai tra le mie predilette),malattie a parte credo la piu talentuosa delle picchiatrici,arrivi in ritardo x concorso ma ti faccio uguale due Nomi alternative mark philippoussis e brad Gilbert....un abbraccio pic da Ste

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Kvitova dipende sempre dalle sue condizioni fisiche e dall'asma. Ha una mano enormemente migliore della trucida, ed enormemente minori capacità difensive.
      Non ho capito, cosa c'entrano Brad Gilbert e Philippoussis con questa classifica.
      Ciao Ste

      Elimina
  9. Kohli per mille anni2 ottobre 2013 alle ore 07:52

    Kohli-Nadal a Pechino oggi pomeriggio.
    Io ci credo!
    Saluti

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Occorre tanta fiducia, e molta, moltissima, preghiera. ogni match fa testo a sé, ma spuntarla (sul cemento) 7-6 al terzo col ratto Montanes e sperare di infastidire Nadal...bah, felice d'essere smentito. Saluti a te

      Elimina
  10. Finalmente una classifica sensata dei tennisti attuali. Se posso: credo che Verdasco e Nalbandian avrebbero meritato almeno una piccola menzione.

    Dirk

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sensata secondo un'insensatezza di fondo. Malgrado il titolo, non è vangelo ma classifica personale. E per Nando (sempre più scaduto dopo le pantomime indecenti ultime) e Nalbandian (talento fenomenale, ma che non mi ha mai entusiasmato) non c'era spazio. Ciao Dirk

      Elimina
  11. L'addio alla Nalba su emozionialcoliche.blogspot.it, vieni a rendere omaggio Picasso?
    Il talento e anche un pò di psicolabilità c'erano, è uno dei tuoi. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, leggerò. Mai detto che il Nalba non mi piaccia, o non mi abbia entusiasmato in alcune partite. Ma è sotto questi da me citati. Che ci posso fare, non c'è un criterio razionale in questa classifica, ma solo un mio gusto personale.
      Ciao Gabriele, a presto.

      Elimina
  12. Dopo l'addio della nalba, oggi Malisse anticipa di qualche mese la sua dipartita tennistica. Dovrebbe chiudere al challenger di Mons a meno di wc a Melbourne...
    Avessero aspettato un mesetto(i morti) e tutto ciò sarebbe stato in linea col calendario...
    Credi che anche il buon vecchio roger potrebbe stupirci prima di fine anno??
    un saluto, ste
    P.s. bella la top 10

    RispondiElimina
  13. Ma sì, insomma, si sapeva di Malisse. Solo che evita di giocare gli ultimi tornei chissà se gli danno la wc a Melbourne, ma non credo (e se ci va tanto per, non so che senso abbia).
    Anche Federer, intendi il ritiro? Boh, che ne so. Penso che l'anno prossimo giocherà sicuramente, poi dipenderà dai risultati. Penso di sì, se riuscirà ad essere competitivo, o non essendolo più accetterà mentalmente di giocare per obiettivi ridimensionati.
    Ciao Ste, alla prossima

    RispondiElimina


Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.