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martedì 16 marzo 2010

Kohli uber alles

Una settimana da tregenda. Una di quelle in cui ti chiedi cosa mai possa aver fatto, per sopportare tutto quel male gratuito. Per quale malvagio sortilegio, la tua mente sia irrimediabilmente attratta dal virtuoso perdente.
Le tre categorie di appassionati. "Faber" soleva ripetere che ci vuole gran coraggio a stare sempre dalla parte di Sparta, e mai con Atene. Il dritto si eccita come un caimano pieno di protervia, per le coppe di Federer, Nadal e addirittura grazie alle emozioni oscenamente flatulenti di Djokovic. Poi c'è chi si caverebbe una costola, di fronte ad un emozionante spettacolo, punto a punto, di Andreas Seppi. Il pazzo invece, va in brodo di giuggiole per Youzhny, Gasquet o, fino a qualche mese fa, per Marat. E pazienza bisognasse fare i conti ed adeguarsi con rassegnazione ad una testa infestata dalle locuste urlatrici. E' tutto fine a se stesso, nel magico mondo di chi inneggia per la Sparta devastata, perdente e tormentata.
I seguaci del tennis, grosso modo, rientrano in queste grandi categorie. Il buono, il brutto e il cattivo. Anzi: Il dritto, l'ottuso e il pazzo. Non per vile conflitto d'interessi, ma gli appartenenti alla terza categoria, hanno più genio ricercato. E in più posseggono piena consapevolezza, dell'inutlità del tutto. "Anche un pochino di vita ti è cara, quando sei alla fine della vita.". Giammai potreste aspettarvi che s'impuntino sui loro "ram-polli". Sanno bene che da un Gasquet o da un Picasso, ti puoi attendere solo il pathos autolesionista di una sconfitta prevedibile nella sua imprevedibilità. Un nulla angosciosamente ricercato. Se poi viene dell'altro, lo si prende.
....e la quarta. Non avevo mai pensato ad un'altra categoria, che viene facilmente descritta, più che dalle parole, dalle sembianze tremende di Philipp Kohlschreiber. E' una specie ibrida, ben peggiore delle altre. Atroce contaminazione che fonde i rassegnati esteti fini a se stessi, con i fans di un italiano vestito da beach-boys. Sono passati oltre due anni, da quando fui colpito da improvvisa luce folgorante, durante un match del buon Philipp Kohlschreiber, per gli amici "Kohli". Cinque set di meraviglioso tennis, giocati punto a punto con Andy Roddick. Il tedesco la spuntò, con picchi di soave beltade. Uno che può fare quasi tutto con la racchetta, grazie ad un rovescio classico e melodioso, che te lo serve quasi assecondando un'arietta maestosa. Strepitoso. Pensai che il ragazzo, sebbene non più giovane promessa, avesse comunque un gran futuro. Che quella partita potesse trasformarsi nel fatidico punto di snodo di un'intera carriera, bando al pugnace agonismo da coma assistito. Poi capita d'imbattersi in un giornale letto al bar: "Roddick perde contro il tedesco, che gioca una gran partita, ma non sarà mai un campione.". La fredda analisi di Rino Tommasi, che riporta sulla terra i soliti, miserabili, esteti "senza null'a pretendere". Non si è maestri per caso. Il tedesco è un semplice talento senza carattere. Moscio, assente, impalpabile. Ed ecco la necissità della sopracitata "quarta categoria": I "Kohlschreiber's". O i "kohlie's".
Tra Mahler e Dario Argento. Ieri il tedesco ha pienamente esibito l'essenza del suo essere fluttuante, elegante e insipidamente trasparente. Picchi di tennis da insegnare in scuole tennis illuminate, nel marasma di un vuoto assordante. Gioca punto a punto con Novak Djokovic, senza dare adito alla minima presenza agonistica. Semplicemente affettando il rettangolo con rovesci angolati e suadenti. Pare non esserci storia, in campo. "L'adagietto in fa maggiore" di Mahler, contro un film del terrore, di Dario Argento. Film già visto a Parigi, dove la pianta rampicante tedesca, insegnò tennis super deluxe al serbo.
Nole è il solito Nole versione inverno-primavera 2010. Getta via tutto, nervoso, inquieto ed incredulo. Una catacomba isterica. Quasi non riesca a capacitarsi della sua estrema pochezza tecnica. I crudeli detrattori (non io, sia ben chiaro. Anzi, mi dissocio da me stesso), parlerebbero di disumani picchi di arroganza, atrocemente grottesca quando non hai il braccio di Federer, e nemmeno di Murray. Djokovic è così strappato, incostante ed avvilito, che finisce per avvolgere nella mortale spirale del suo tennis, anche l'avversario. Va avanti così da mesi, l'imitatore imprestato al tennis. Tra Melbourne, Dubai e Indian Wells, disseminando vittime, senza alcuna pietà. Non era difficile immaginare in "Kohli (cisti)", l'ennesima vittima. Lui si presta più di ogni altro allo scempio.
Il destino in uno sguardo da kohli. Crestino accennato sul cranio, espressione assente, volto da Cassano lobotomizzato e coi brufoli curati dal disserbante, su un fisico da mondina canterina. Una visione straziante e commovente, che sembra uscita da "la lista di Shindler". Quale Dio crudele ha potuto regalare un simile rovescio a quel figuro afflitto e svuotato, simile ad un bizzarro incrocio genetico tra Mathieu e Seppi? Come si può sostenerlo, o avere speranza in lui? Manca il picco folle, che può rendere interessante un atleta, benchè perdente. Talento sterile e rassegnato. Un adorabile ermellino buffo, pregiato e morto. Sul più bello, il braccio dell'ardimentoso teutonico morto, si ritrae. Il respiro s'affanna, i colpi divengono pavidi e meno profondi. E l'altro vince. Sempre. Anzi, potrebbe vincere anche il torneo.
Scritto per Tennis.it

4 commenti:

  1. Finalmente qualcuno che fa un bell'articolo su quello sciagurato di Kohli, un grande talento gettato alle ortiche. Ormai non ripongo più speranze su di lui, mi limito a guardarne il rovescio... tanto, alla fine, perderà puntualmente il match.

    Villo di Mymag.

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  2. Ciao Villo,
    Mi era sfuggito il tuo commento, grazie comunque. Dopo qualche anno, è normale subentri la rassegnazione. Ammetto che dopo averlo visto battere Roddick in Australia, pensavo potesse crearsi una nuova carriera. Va beh, rimane comunque un bel vedere, fine a se stesso. con qualche picco (di una partita) come al Rg 2009.
    Ciao.

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  3. Prima visita al tuo blog e mi capita di leggere proprio questo post su Kohlschreiber che descrive perfettamente le sensazioni che avevo provato quando avevo visto l'incontro contro Roddick in Australia. Anche perchè era il primo incontro che vedevo del Tedesco. Folgorato dalla sua partita e dal suo rovescio rimasi stupefatto di vedere quanto poco avesse vinto e che non fosse mai entrato nemmeno tra i primi 15 dell'ATP. Poi purtroppo, vedendo altre sue partite, ho capito. Comunque, anche se molto improbabile io in fondo ci spero ancora in qualche suo "torneo perfetto".

    Complimenti per il blog. Lo frequentero spesso.

    Elia

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  4. Ciao Elia,
    ti ringrazio. Riguardo a Kholi, credo che in molti fummo folgorati da qualla partita di due anni fa.
    Massì, in fondo, sperare che giochi per una settimana a quei livelli di sublime bellezza, non costa nulla...
    Ciao, a presto.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.