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mercoledì 23 dicembre 2009

LEGGENDE DEL TENNIS. I PIU' GRANDI DI TUTTI I TEMPI

(quelli di cui ho visto direttamente, almeno qualche sprazzo)

1. John McEnroe. Genio assoluto, artista, ed irripetibile poeta maledetto del tennis. O semplicemente il braccio sinistro di un Dio ispirato e lucidamente allucinato. Un teenager coi boccoli rossicci e le lentiggini, maleducato, irriverente, e mostruosamente talentuoso. Non si allenava, perchè gli dei non si allenano. Il "supermoccioso" dal grugno imbronciato, si piazzava coi piedi paralleli alla riga, eplodeva servizi mancini ad uscire, ricamava volè addolcendole con mano benedetta da divinità squilibrate. Tutto smorfie e tic, tra un urlaccio ed una carezza, sconvolse il tennis, irrompendo come un ciclone irascibile, in un mondo sepolcrale e imbiancato. Prese le misure, e poi abbattè l'orso di ghiaccio Borg, fino a condurlo alla pazzia, al ritiro, alle droghe e adirittura alla Bertè. Odiato ed adorato nello spazio di pochi secondi, quelli che passano da un volgare improperio ed una racchetta fracassata, all'ennesimo tocco immacolato. Movimenti brevi e impercettibili, riflessi felini per ribattere risposte in salto, e te lo ritrovavi già a rete, pronto ad azzannarla con una rasoiata, o ad accarezzare la pallina, ammazzandola dolcemente. Come un suonatore alterato, capace di pizzicare il violino con una piuma di gabbiano. Tre anni da numero uno, sette slam vinti districandosi tra Borg, Vilas, Connors e Lendl. Mica Berasategui o Ferrero.
Poi il declino. Riottosi e furenti tentativi di ritornare a vincere uno slam. Stempiature arruffate da genio attempato e perso nella sua follia, al posto dei riccioli ribelli. Altri capolavori sinfonici, nel mezzo di scenate, smoccoli, ed occhiatacce taglienti. Solo contro il mondo, e con quel talento sovrannaturale, che non basta pìù. Come può accettarlo Supermac? Si ferma tre volte in semifinale, sul filo di lana. Troppo giovani e forti Edberg, Sampras, e gli Agassi, aiutati da racchette che legalizzano l'abominio dei missili terra aria nel tennis. Il semidio iracondo continua a lottare come un ossesso, contro se stesso, poi contro gli avversari. Infine scagliandosi verso giudici e banali righe, in un delirio di onnipotenza continuo, mescolato a follia paranoica. Perchè lui è Dio, ed un volgare inserviente, non può giudicare fuori un suo colpo. Dio non sbaglia mai, anche quando sbaglia. In Australia, riesce nell'impresa di farsi cacciare per triplice ingiuria e intimidazioni, proprio quando sembrava aver ritrovato una forma antica. Ora è uno splendido cinquantenne, che riversa le sue parabole divine nel circuito senior, dove è star assoluta. Sempre col genio che fuoriesce dai riccioli,
ora argentati ed elettrici.
2. Jimmy Connors. Su un campo secondario di Wimbledon, un signore di mezza età, mancino e coi capelli a caschetto, si barcamenava contro Mikael Pernfors. Lento e goffo, remava e rantolava impotente. Il punteggio recitava impietoso: 6-1 6-1 4-1 40-0 per il giovane svedese. Quel quarantenne imbolsito e rattoppato, non era uno qualsiasi, ma Jimmy Connors, al secolo "Jimbo". Alle spalle, un ventennio di carriera irripetibile, fatto di otto slam e quindici finali, record infiniti, dai tornei vinti, alle settimane passate al numero uno al mondo. Cosa spingeva Jimbo ad annaspare ancora su di un campo da tennis, e rischiare una gratuita umiliazione? L'amore, quasi attaccamento morboso per il campo, l'adredalina di un punto. La stessa grinta viscerale che lo condusse ai vertici. Lui, normotipo senza il talento di McEnroe o la forza di Borg, ma con un servizio inoffensivo ed un dritto arrangiato. Perchè Jimbo possedeva un solo colpo, il rovescio cesellato a due mani. Il resto era agonismo irriducibile che scorreva caldo nelle vene, quasi sottopelle. E grazie a quello, percorre almeno quattro generazioni tennistiche. Dalle sgranate immagini in bianco e nero di Rosewall, con racchetta in legno, fino alle bordate kitch di Agassi. Senza mai sfigurare. Dal giovane "Jimbo l'antipatico", al vecchiaccio sgorbutico ed adorabile, capace di calamitare cuori, infiammare folle impazzite, che lo conducevano ad imprese impossibili, in un rapporto magicamente simbiotico.
Tornando a quel campo londinese, Jimbo aggredisce un un rovescio, s'aggrappa alla rete, e chiude con una disperata volè in tuffo. Inizia ad agitare i pugni in avanti, lentamente, come in trance. Una follia quieta, quasi quel corpo fosse diretto da forze estranee. Ora era sotto 6-1 6-1 4-1 40-15. E cosa era cambiato? Tutto, e niente. La droga di un quindici, e l'insana idea che da li cominciava l'impresa. Gli occhi piccoli a fessura, che diventano biglie magnetiche da squalo. Ed è tutto un vorticoso susseguirsi di attacchi vincenti, saltelli da grillo, pugni roteanti. L'indomabile e intramontabile gladiatore riacciuffa il terzo set, vince il quarto, e trionfa al quinto, col pubblico in delirio. Ecco, quello era Jimbo, il vecchio mascalzone.
3. Miloslav Mecir. Come il felino sonnecchioso e pacioso, elastico e molleggiato, ti ammalia subdolamente, con palle dormienti e anestetizzanti, e poi infierisce con graffi d'autore, come squarci di luce intensa in un cielo di cemento. Dorme sornione, gioca, azzanna, morde, salta e passeggia sul soffitto, o fa le fusa. Mica lo puoi prevedere un gatto. Morbidezza ovattata, e lame affilate. Angoli impossibli, dipinti grazie al più bel rovescio a due mani della storia. Apparentemente lento e assopito, per poi ritrovartelo ovunque, coi suoi passi felpati e quasi invisibili. Personaggio surreale, che pareva vagare sul campo da tennis per caso, "Gattone Mecir". Barbetta rossiccia e incolta, espressione assente, distratta e ascetica. Palleggi morti e artigliate feline ed imprevedibili, che smarriscono avversari sgomenti. Sopperisce col talento naturale ed un rovescio piatto, accarezzato e letale, ad un fisico di carton gesso, ed un servizio da tennis femminile. E quanto avrebbe vinto, con un servizio appena decente? Ributtando debolmente la palla di là, fa due finali di major, ed arriva al numero 4 al mondo. Fedele al suo personaggio enigmatico, ombroso e misterioso, sparisce dalle scene a 26 anni, per irrecuperabili danni alla schiena. Per anni, fino a qando non lo si riavvista come surreale capitano della Slovacchia, nessuno ha più notizie di lui. Lontano da scene e riflettori del grande circo, l'avevo immaginato in riva ad un fiume dalle acque trasparenti e placide. Sempre con l'oziosa barbetta incurante, armato di canne e pazienza. Lancia ami, e attende l'abbocco giusto, senza fretta. Con la calma dei forti. Fino al movimento improvviso e fulmineo, come zampata mortifera.
4. Pat Cash. Pirata volleatore con la bandana a scacchi sulla folta chioma svolazzante, che si fionda a rete per assaltare il fortino. Australiano tipico, ortodosso del serve&volley gaudente e spettacolare. Radenti voli dopo il servizio, ad assecondare la rete, domarla con voleè piazzate, preludio a quella definitiva. Ora una sciabolata tagliente e finale, ora un delicato colpo di fioretto. Nel pieno stile dei canguri australiani da erba. Non avesse fatto il tennista, avrebbero sfruttato quella faccia intensa, spigolosa ed irregolare, per farne un attore del cinema. Il buono con l'espressione da duro degli spaghetti western, che annienta il fieramente cattivo Ivan Lendl, vincendo Wimbledon 1987. Rimarrà nella storia, la selvaggia ed irriverente scalata sulle teste incensate degli ottuagenari ed imbalsamati spettatori dell'All England Club, per raggiungere i suoi familiari. E' stato quello, il punto più alto di una carriera dignitosa, che avrebbe potuto essere grandissima, se quel fisico possente e menomato, avesse retto meglio le continue volate esplosive, come la molla di una fionda, o una cerbottana velenosa. Tra una volè e l'altra, un infortunio, operazioni, ritorni ed una schiena scricchiolante, mai guarita pienamente. E Pat, il canguro erbivoro dall'espressione piratesca, continua a giocare, tirare volèe e divertirsi nel circuito senior, più in forma ora, a 44anni, di quando ne aveva 25.
5. Petr Korda. Ragazzo ceco col fisico da anitroccolo deperito ed un braccio rivestito d'oro zecchino. Nato per ammorbidire palline e disegnare nitide geometrie sul velluto. A metà tra l'eccentrico e il surreale, lo vidi sul centrale di Fluishing meadows, opposto ad Andre Agassi. Lo yankee multicolore nato a Las Vegas, maleducato e sgargiante come un bacherozzo mutante, ed uno sconosciuto ragazzo dall'aria afflitta, nato nelle sperdute lande della Cechia. E il povero figlio dell'est ribatteva le palline infocate del parruccone americano, con disarmante semplicità. Rasoiate radenti di rovescio, che restituiva dall'altra parte al doppio della velocità. Come saette di ritorno, senza alcuno sforzo, semplicemente con la sensibilità di quel braccio esile e bianchiccio. Una specie di Mecir, meno gattone, ma forse ancor più incisivo. Quel bizzarro ceco coi capelli biondi e dritti i testa, e la perenne espressione da cartone animato disegnato male, raccoglie meno di quanto il suo sconfinato talento, avrebbe consentito. Come tutti i geniali artisti inconsapevoli, si esprime a sprazzi. Tra grige giornate svogliate, ed ispirate sinfonie che somigliano a deliri orchestrati dagli dei. Perde in finale a Parigi da Courier, continua a barcamenarsi tra mediocrità e violenti picchi di chi non è campione, ma se in giornata di grazia, i campioni li batte. Poi, oramai trentenne, alla stagione d'addio, gli riesce l'ultima sinfonia. Vince l'Open d'Australia, ed è giusto così. Perchè uno come Petr che abbandona il tennis senza aver vinto uno slam, è come Gesù che invece di moltiplicare i pani, prende a ceffoni i pescatori affamati, imitando belzebù.
6. Goran Ivanisevic. La follia pura, applicata al tennis. L'irascibile croato, più matto di un cavallo matto, è stato tutto ed il contrario di tutto. Bagliori autentici di talento cristallino, fra le crepe di una mente votata all'autolesionismo, ed occhi pazzi. Tra servizi mancini debordanti, attacchi a mente spenta, crisi di nervi, volèe uncinate, racchette frantumate, appariva l'ennesimo talento incompiuto. Quella del croato smilzo non era follia creata ad arte, come i tanti replicanti dei giorni recenti, ma indole innata. Goran era nato per mostrare gran tennis, guardare il mondo con occhi inquieti e folli, e farsi del male. Fallisce più volte d'un soffio il trionfo nell'adorato torneo di Wimbledon, crollando proprio sul filo del traguardo. Arriva il 2001, e la sua schiena è oramai ridotta in tanti brandelli, tenuti assieme da ragioni che sfiorano il misticismo. Come il cervello, insomma. Un purosangue pronto al malinconico abbattimento. E dove vuole andare quel matto, se nemmeno il fisico regge più? Si presenta ugualmente ai nastri di partenza, partendo dalle retrovie. Quasi sospinto da forze sovrannaturali, esce vincitore da una serie di battaglie giocate col coltello a serramanico tra i denti. Arriva in fondo, tra l'incredulità generale. In finale, quasi per un sortilegio divino, un film scritto da menti sadicamente malvage, trova un altro malinconico campione all'ultimo guizzo, Pat Rafter. Il croato folle è ferito, stanco ed elettrico. Una molla rattoppata che procede per inerzia. Pare un reduce di guerra con irreversibili turbe psichiche. Ma raccoglie le ultime stille di energia per vincere l'agognata coppa di Wimbledon. Perchè al mondo v'è giustizia.
7. Pat Rafter. Esplosivo vollatore australiano, con la faccia angelica da bravo ragazzo dannato. Servizi come frustate elastiche, e la rete aggredita in modo dirompente ed ossessivo. Un puma assetato ed elegante, che morde il nastro e copre la rete con balzi di esplosiva fluidità. Potenza, esuberanza fisica imperiosa e dolcezza di mano, che si mesciano, per farne il prototipo dell'attaccante naturale. Una ammaliante complusività, densa di stilosi gesti tecnici. Erede naturale di Pat Cash, ed ultimo esponente della scuola di volleatori erbivori australiani, oramai tragicamente estinta. A suon di discese a rete, si ritagliò un posto importante, tra il regno del terrore di Sampras, e gli anticipi robotoci del flipper Agassi. Come crocodile dundee che ipnotizza e squarta i cocodrilli che infestano la rete. Rimasi folgorato da una sua esibizione sulla lenta terra di Parigi, commentata da un eccitato bisteccone Galeazzi. Incurante della superficie inadatta, dei tremendi arrotoni del terraiolo doc Bruguera, e di tutto il resto, lottò e (ovviamente) perse, in un continuo ed ossessivo piano tattico d'aggressione, come a non voler pensare al domani. Trionfa due volte a New York, ma per un bizzarro gioco del destino, non riesce mai a vincere sui veloci prati in erba di Wimbledon. Proprio laddove la soffice e (allora) velocissima erba, era proscenio ideale per le sue volèe da sanguinario coguaro acrobatico. Nell'ultimo anno di carriera, cede 9-7 al quinto a Goran Ivanisevic, in una finale per cuori duri ed insensibili. Smette ancora giovane ed in auge, perchè la schiena non regge più, e la mente non è più capace di assecondare i vorticosi ritmi del circo.
8. Henri Leconte. "Riton" Leconte. Un magnifico quadro d'autore venuto male. Espressioni da francese tutto pernacchiette, moine e smorfie teatrali. Una specie di Alain Delon sessantenne, col triplo mento e la pancetta da acqua bertier, a metà tra l'impiegato del catasto ed un contadino bretone ebbro di vino, col viso rubizzo. Eppure, sul campo era capace di creare tennis dal nulla, come pochi, a suon di ricami e anticipi, come lampi, quasi in demivolè da fondo campo. Mancino come tutti gli altri geni. Oscenamente incompiuto ed incostante, da autentico artista naif. Una specie di onda increspata del mare, simile ad un boccolo riottoso di schiuma, che asseconda il venticello dispettoso. Sempre tra alti e bassi, ispirazioni celesti ed avvilenti amnesie. Col solo braccio, quasi parte a se stante dotata di vita autonoma ripetto al fisico ineistente ed alla mente fulminata, raggiunge la finale di uno slam, in casa sua, al Roland Garros. E la gioca quasi in catalessi, bianco in volto come un cencio, completamente svuotato e bloccato da una ottundente pressione cerebrale. Contro Mats Wilander, raccoglie un paio di games negli ultimi due set, e qualche immeritata salva di fischi, da un pubblico che non lo ha mai amato troppo.
9. Yannick Noah. Sono passati 26 anni, da quando un ragazzo francese nato in Camerun, trionfò nel torneo di casa, nel regno di Parigi. Capelli rasta, fisico imponente ed atletico, atteggiamento guascone e carisma naturale, che ne fece un idolo assoluto della gente. A metà tra il ballerino tribale, lo spadaccino ed il pugile, Yannick rimase nel gotha tennistico degli anni 80/90, senza mai riuscire a ripetere l'expoloit parigino, ma continuando ad infiammare platee adoranti. Grazie ad un tennis senza colpi vincenti, ma primordiale, brutale e spettacolare. Uno tsunami inarrestabile, prodigio nefasto di una natura inarrestabile. Il figlio delle colonie francesi continuò ad abbrancare volèe, agganciare palline in cielo a piè pari, con virtuosismi atletici mai visti, e schiacciarle con smash di potenza devastate. Autentico aizzatore le folle, anche per via di un carattere da show man istrionico.
10. Stefan Edberg. Lo svedese di ghiaccio, può apparire anche una sorpresa nella mia classifica di svitati, con le pieghe del genio tra le nervature del braccio, e la pazzia fluttuante nel cervello. Ma Stefan era qualcosa da studiare nelle scuole tennis o negli uffici della nasa, come perfezione assoluta del gesto tecnico. Servizio e volè continuo, su prime e seconde palla lavorate, non per fare il punto, ma per cogliere l'attimo fuggente, e riuscire ad agganciare l'adorato nastro della rete. La arpionava con placida e gradevole ossessione, lavorando la più bella volè di rovescio d'approccio che abbia mai visto. Fluido e sinuoso come l'algido cigno, che sguazza elegante, su lande innevate ed abbaglianti. Vederlo volleare come stesse danzando su nuvole ovattate, riusciva a far dimenticare un carattere gelido e distaccato, da insopportabile gentlemen, a tratti castrato e incastonato nel gesto tennistico. Ha la ventura di imbattersi nei campioni nati a cavallo di due generazioni formidabili, gente della levatura di Becker, Lendl, Wilander, Agassi e Sampras. E la cosa non gli impedisce di arrivare al numero uno e vincere sei tornei dello slam. In epoca di moria delle vacche, ne avrebbe portati a casa una dozzina.

21 commenti:

  1. Bei ritratti, caro Pic. Dalla precisione con cui descrivi i maestri pare che tu abbia almeno 50 anni. Non è che in realtà sei Scanagatta in incognito che si gode un pò di sano blogghismo o Lea Pericoli sotto effetto di barbiturici?
    Comunque sia, ti auguro un buon Natale e che l'amore vinca sempre sull'odio.
    Onde ragion per cui, il prossimo post cerca di dedicarlo all'abile manina della Jankovic e a quella di sua sorella Ivanovic... o alle impavide gesta del campioncino di noartri Bolelli.
    A presto!

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  2. Tutto bene ma dai... neanche un contemporaneo?
    ;-)

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  3. giusto il primo posto per john patrick. Bravo! achab1.0 e/o ironmarz

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  4. @Annuska cara, ciao. Grazie per la gradita visita, e per il commento.

    @Ciao Bruno. Con Scanagatta sono arrivato ad essere l'emulo/bieco imitatore di 8 penne (più o meno brave). Mica male, significa che sono sulla giusta strada. La Pericoli forse avrebbe citato Suzanne Langlen. =)
    Sono ancora giovinetto. Jimbo e Mac, li ho seguiti nella loro ultima fase, calante e irriducibile. Anche gli altri, quasi tutti, li ho visti in tv, quando avevo 10 anni. E mi arrampicavo sui tetti come un primate, per sintonizzare Capodistria o Tele+. Ho solo rielaborato ricordi. Pensa ad un ragazzino attuale, che tra vent'anni descriverà Djokovic. Tremendo. Segno evidente del degrado del mondo.
    Ammetto di essermi divertito molto ad immergermi nei ricordi, e scovare i tanti filmati dei link che ho inserito. Ciao, buone cose, e auguri anche a te. (e che la Democrazia trionfi sulla dittatura).

    @Benedetta, e chi ci dovevo mettere il maiorchino, forse? =) No, nessun contemporneo. Si tratta di ex. Ci sarebbe entrato alla stragrandissima Marat, ma è ancora troppo fresco di ritiro. Ciao.

    @Achab, ciao. Se la mia memoria da criceto pigmeo mi sorregge, mi avevi scritto tempo fa su "Post Office". E sei un ammiratore di Supermac. Ciao, e grazie per la visita.

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  5. Ciao Picasso grazie hai mantenuto la promessa!!!Bellissimo articolo come sempre! Anvedi che alla fine siamo quasi coetanei? ;) Fai delle descrizioni da testimone come se li avessi vissuti davvero questi miti del tennis...Bravo bravo!
    Ricordo bene anche io quando guardavo sprazzi in chiaro di Tele+ per vedere i miei adorati Goran e Pat mi accontentavo anche delle repliche, non eravamo abbonati sigh...
    Ora su Supertennis (W Sky eheh) ogni tanto passano profili di vecchie glorie e a volte anche tornei veterani!Pensa Picasso quando un giorno faranno le puntate su Nadal e (peggio ancora) Nole l'imitatore, già ho i brividi...li hai anche tu vero?
    Ciao grazie ancora!

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  6. Silvia, ciao.
    Supertennis lo seguo ogni tanto. A volte lo trovo tedioso (ma quanto è diventato veeeeecchio Lombardi?) =). Il senior tour europeo è stato abbastanza deprimente quest'anno. Meglio quello Usa. Mac ha mazzuolato una dozzina di sbarbatelli di 15anni più giovani. Poi non ha più giocato perchè il braccio non stava bene. Gesù. =)
    Nadal non mi piace, non può piacermi. Ma nemmeno lo denigro. Anzi, apprezzo la sua mostruosa forza di volontà e l'umiltà del ragazzo, rimasto semplice. Uno come lui, che assiste al siparietto d'addio a Safin in Cina, mentre un tacchino insipiente come Berdych, se ne va con aria superiore, ti fa riflettere. Il giullare serbo, invece, non è niente, ma si atteggia a Dio tracotante. Però è una fucina inesauribile. Questo blog non esisterebbe senza di lui. =) Ciao, a presto.

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  7. Manca il più grande come personaggio e come tennista : Ivan Lendl

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  8. Ciao Pic,d'accordissimo nel mettere Mac al primo posto però anche se è fresco di ritiro Marat me lo potevi inserire^^

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  9. Ciao Picasso e buon natale...
    Scusami ma ti chiedo una cosa: cosa c'entra il titolo che hai fatto con alcuni nomi che hai descritto?? Voglio dire, passi per McEnroe e Edberg...ma gli altri??Non metto in dubbio che siano giocatori che ti hanno fatto sognare e divertire, che siano stati tennisti fuori dagli schemi e capaci di infiammare gli animi, ma metterli sotto ad un titolo quale "I più grandi di tutti i tempi" suona un pò ridicolo...non trovi? Se metti un titolo così impegnativo allora devi per forza considerare ANCHE dei valori oggettivi che però non hai preso minimamente in considerazione...

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  10. E' una classifica del circo?? Contro Federer tutti e dieci insieme vincevano al massimo due giochi a set! Non mettere King Roger nei più forti di sempre è da pazzi o chi non capisce niente di tennis

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  11. @Anonimo1, salve. Non metto in dubbio l'importanza di Lendl. Ognuno ha le sue preferenze. Per qualcuno, anche "Er canaro" può essere considerato degno del Nobel per la letteratura. Chi siamo noi per gidicare.

    @Marty ciao, auguri. Massì, il caro Marat il matto l'ho messo tra i contemporanei. Non ho voluto farlo rientrare in entrambe. =)
    Ciao, a presto.

    @MakB, salve. Il titolo è ridicolo, certo. Soprattutto per chi si aspetta un articolo scritto da Rino Tommasi. E non il post di un blogger che ha scelto Petzschner come nick-name. E magari trae in errore chi non conosce il carattere, senza alcuna pretesa, di queste pagine. Ho evitato di specificare SECONDO ME, perchè anti estetico (già nei temi delle elementari). Ma lo davo per scontato. Chi ha la ventura di leggermi, almeno saltuariamente, sa già di quanto io sia tutt'altro che la bocca di una verità inconfutabile, quando stilo classifiche. Ribadirlo ogni volta per distratti visitatori occasionali insultanti, risulta tedioso. E mi interessa meno delle pulci riottose del mio gatto. Qualcuno sano di mente, avrà forse considerato il titolo "le dieci tenniste più sexy della wta", come qualcosa di serio?
    Sono solo un cialtrone che esprime le sue personali preferenze goderecce, volutamente in assenza di obiettività. Ma secondo un semplice criterio soggettivo, IL MIO. Per il quale Gattone Mecir, è più LEGGENDA, di Lendl. O se volete, PIU' GRANDE. I miei canoni di "grandezza" non li stabilisce mica qualche setta di religiosi ultrà o la bilancia di un pizzicagnolo con la gotta. Lendl è più titolato di Mecir, ma su questo non c'è bisogno di farci un post. Basta prendere un almanacco, la calcolatrice, e stilare una tabella excell.
    La lista di cui sopra, nasce come omologa della snerchiuta classifica dei miei 10 preferiti contemporanei ATP, o delle favorite dell'ATP. Si vorrà mica pensare che Stakhovsky o Mahut siano i più forti di Murray e Djokovic? O Romina Oprandi più competitiva di Kutznetsova? Ripeto, è solo una classifica dei tennisti del passato, che hanno colpito più la mia fantasia. Amen. SECONDO ME. Salute e ti auguro un buon 2010.

    @Anonimo esponente pretoriano dei Federer-boys. Che scrivere. La megalomania oramai, fa considerare il proprio eroe, una specie di contemporaneo che trascende persino gli ex. Ma come si sono imbattuti qui dentro? Dio onnipotente. (oh, non sto parlandoi di Roger invano). E' la dimostrazione di come non siano antipatici Federer o Nadal, ma i loro tifosi, che raggiungono livelli di subumano delirio farneticante.

    @Anonimi sparsi (che non riesco proprio a pubblicare, causa semianalfabetismo formale) e che citavano Borg, Sampras, Tranfolanti, vattelapiansaccoccia, etc... Compreso il fine lettore che mi ha dato garbatamente del "recchione comunista" (che poi magari è sempre lo stesso). Suvvia è Natale! Ci deve essere l'Amore. O almeno domandare ad un dottore della mente, quale fisima spinge a leggere, e persino commentare insultando, pagine che nessuno obbliga ad aprire, figurarsi leggere e commentare. Probabilmente consiglierà di assumere le preziose medicine per la testa. Oltre ad un abecedario.
    Vi ho pure regalato dei post-commento di fine anno, assai notevoli. Abbeveratevi con cura, ma poi tornate a leggere altro. Mescolandovi agli asini raglianti, che si scannano nel dilemma è "più forte Nadal o Federer? gnè-gne-bubusettete.". Io preferisco Mahut.

    Post-commento improvvisato, concluso. Buon 2010 a tutti.
    Il Picasso folleggia in terra straniera per qualche tempo.

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  12. Niente Sampras, pensa un po'.

    Buon 2010 anche a te!

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  13. Ciao, mi aspettavo di trovare qualcosa su uno dei più grandi talenti incompresi del tennis: il grande Marcelo Rios!

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  14. Non capisco la tua sorpresa...è ovvio che posso fare la mia lista dei più grandi mettendoci dentro volandri o mio cugggino, ma è ugualmente scontato che, essendo questo un blog pubblico, magari c'è qualcuno che ti fa notare che il titolo non centra niente con il contenuto. Altrimenti cosa lo fai a fare un blog??

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  15. @Eva,
    la prossima volta me lo farò piacere, Sampras. Promesso. Anche se nella semifinale vinta con Mac NY del 1990, lo avrei preso a randellate nelle gengive. Continuando a sfidare i pallettoni in petto, in quel periodo, mi trasmettevano più emozioni Ivanisevic, Korda o Rafter.

    @Max,
    Si ci stava bene anche lui, ma non lo dire troppo in giro. Potrebbero tirare fuori un almanacco aggiornato, citando una trentina di tennisti più titolati. =) Grande talento con capigliatura da mojcano squilibrato, Marcelo Rios. E giocatore molto divertente da vedere. Ma con un carattere discutibile, ed una scarsa propensione alla fatica ed all'allenamento, anche per colpa di una schiena di marzapane caramellato. Ebbe l'indubbio merito (per me) di aver perso la finale dell'Astralian Open 1998 contro Petr Korda.
    Notevolissima anche la moglie, non mi ricordo se miss universo o miss globo terrestre.

    @MakB,
    Il carattere pubblico del blog, non mi obbliga all'affissione di crocifissi o foto di Sampras/Borg, per disposizioni di legge (per ora, almeno). Chiunque ha diritto di approvare o meno civilmente (come te), o ruttare il suo dissenso (come altri). Ed io di inviarli ad altri siti, e di considerare "titolo ridicolo", una tua superflua osservazione. Per te e per altri 5 lettori, sarà così. In 5 magari accetterano le opinioni altrui, pur senza condividerle. Per altri, sarà giusto o legittimo. Di sicuro, lo è per me. Basta non pretendere che si debba dare all'espressione "più grandi di tutti i tempi", un unico significato assolutista, magari dato dai titoli vinti. Qualcuno mi prenderà per pazzo, se considero più GRANDE De Andrè di Ramazzotti, malgrado abbia venduto meno dischi. Cèline di Oscar Wilde. Più LEGGENDA Pantani di Armstrong. etici-etici-etici.

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  16. Ciao Picasso, mi hai fregata ti immaginavo su lidi esotici incurante di tutto e tutti e invece sei qui!
    Mi spiace moltissimo che tu abbia ricevuto critiche talmente irripetibili da non poter essere pubblicate, per cosa poi, perchè non tutti hanno le stesse graduatorie tennistiche? Da poco ho scoperto che anche nel tennis si annida il fenomeno curva ultras, (su Ubitennis ci sono commenti da medaglia d'oro dell'insulto, sconcertante...) avrò scoperto l'acqua calda ma la cosa mi fa molto dispiacere. Temo di appartenere alla categoria delle anime candide che (riporto da altro blog più o meno tennistico) pensa(va) che il tennis fosse uno sport per poeti, santi e navigatori (cocktail corretti alla cocaina a parte va beh...) e l'accapigliarsi su questioni tennistiche non lo credevo concepibile ma tant'è.
    Tornando alla classifica, Sir Roger e Mad Marat possono aspettare direi, e parlo da grande fan di entrambi soprattutto dello svizzero, anche se questo mi impedisce di mettere Nadal al rogo o godere nel vederlo agonizzante a bordo campo a rischio ritiro alla sua così verde età.
    Io invece ho trovato interessante la presenza nella tua classifica di tennisti di cui ho visto poche mosse e di cui oggi si parla proprio poco, e questo mi ha spinta ad andarmeli a rivedere meglio che non basta andare a contare su Wikipedia il numero di coppe e vassoi per capirne qualcosa di tennis! I numeri dicono molto ma non tutto, non ho certo la competenza di Gianni Clerici, che trovo ultimamente stia perdendo colpi, ma ritengo che i veri campioni debbano avere come requisito quel non so che... di magnetico e impalpabile, quel carisma particolare che non vuol dire buffoneggiare in campo e inscenare simpatici siparietti di cabaret dopo la partita (di chi starò parlando?), e nemmeno essere dei simil-modelli, discorso valido solo per Safin poi, o frequentatori di pusher come un certo transalpino, è quel qualcosa in più difficile da spiegare, quell'aura che rende un tennista speciale al di là delle coppe sul comodino, spero di essere stata chiara!! Io stessa non so se Federer abbia poi quel non so che di magnetico e genialoide, quando svolazza per il campo sì, ma al di fuori e in sè come persona mi pare uno, se non il più, noioso e conformista dell'intero circuito ATP, è un signorotto borghese che barba suvvia...Davvero temo che fra qualche anno avremo dei grossi problemi a stilare una classifica dei grandi degli anni 2000, noiosità a parte dopo Roger e Marat ci sarà l'imbarazzo della non-scelta.
    Anche a me piaceva molto Sampras da ragazzina ma paragonarmelo a Ivanisevic o Rafter no, non c'è paragone pur se questi hanno vinto un decimo di Pete in due.
    Ne approfitto per augurarti un 2010 ricco di serenità, gioia e... tennis naturalmente!

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  17. Ciao Silvia,
    Ma quali tropici. Sul post, l'equivoco di fondo è nel titolo. Scrivendolo io il blog - mica l'oracolo drogato dell'imparzialità indefessa -, era sottointeso fosse stilata secondo i miei - soggettivissimi - canoni di grandezza.
    A quale blog ti riferisci con "Santi, poeti.."? pensavo l'avessero detta per l'Italia, e non per il tennis. Leggo poco. Anzi, niente.
    Su Clerici il discorso è semplice. E' un grande competente di tennis, ma soprattutto uno scriba raffinato, cui capita di narrare di tennis. Ha venerato - anche troppo - Federer, poi lo ha criticato. Semplicemente perchè risentito - come l'innamorato tradito - delle mancate vittorie su Nadal. I successi quando il maiorchino è calato, per lui, non avevano lo stesso sapore. Tutto lì. Come io sono risentito col Petzsche. Ogni cosa ha le sue crudeli proporzioni. =) Gli Usa lo hanno inserito nella hall of fame, ma qui lo trascinano dentro in diatribe fuori luogo. Sarà che loro hanno Obama e noi Berlusconi.
    Perchè punzecchi il peccaminoso baciatore francese? Tralasciando la grottesca vicenda del bacio, a me piace moltissimo Gasquet. Un talentuosissimo codardo nell'animo. Mi somiglia tanto. Ciao, alla prossima.

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  18. Ciao Picasso,
    Scorrevo questa lista e richiamavo i miei nomi...

    Per me Rios è stato geniale almeno quanto il Macca.
    Un selvaggio,maleducato oltre le apparenze,che giocava un tennis crudele.
    Come un gatto col topo:non ho memoria di un giocatore più creativo nello sfruttare il ritmo e gli angoli.

    Ho idea che tu sia più giovane,ahimè,del sottoscritto:procurati la visione di Tanner-Borg allo Us Open 1979.
    Borg è Borg,vincerebbe contro chiunque,ma quella sera Roscoe mise assieme la più grande dimostrazione di serve and forehand and volley(sic)di quel tempo.
    Avrebbe poi fatto seppuku,verso il suo secondo Slam,nel turno successivo opposto al povero Gerulaitis...

    Un personaggio di culto,alla categoria genio e follia:Scott Draper.
    Per finirla qui,suggerisco il nome del più grande talento puro - col Federer - che abbia mai visto.
    Hana Mandlikova.
    La finale di Flushing Meadows'85 con la Navratilova è - per me - l'apice estetico del gioco.
    Con buona pace dei maschietti...

    Un saluto,
    Simone Basso

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    1. Sono a metà tra i trenta e i quaranta. Più volte scritto che il tennis, da ragazzino ho iniziato a vederlo a fine 80's. Gli ultimi di McEnroe e Connors, e l'inizio della new age Agassi, Sampras.
      Ogni opinione è lecita. Ma "almeno quanto McEnroe", per me è una fitta al cuore. :) Non riesco a sentirla. Per me è come se Dimitrov smettesse oggi e si dicesse "straordinario almeno quanto Federer". Rios mi piaceva, a tratti geniale. Capacità di trovate estrose, e angoli folli. Ma lontano (per me) da McEnroe, ed anche da Leconte (uno che secondo me aveva quasi la stessa sensibilità di Mac) e il cristallo di Boemia Korda.
      Tra l'altro, in estate ho sentito del ricovero d'urgenza del cileno. Personaggio folle dentro e fuori dal campo, basta leggere del suo post carriera.
      Ovviamente, Tanner-Borg, Gerulaitis e il tennis precedente non lo conosco. Se non per filmati dell'epoca. Di quelli visti, credo pochi si avvicinassero al genio sregolato e alla tecnica di Nastase.
      Draper forse potrebbe rientrare in una top di divertenti perdenti dell'epoca, come quella che ho pubblicato recentemente.
      Mandlikova sì, vista pochissimo. Anche lì, quasi solo per video postumi. Ma tanto mi basta per considerarla, da sempre, tra le tre più belle a vedersi di sempre.
      Ciao Simone, grazie del contributo e a presto.

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  19. Caro Picasso,
    Grazie dei sorrisi che mi ha procurato la lettura - seppure incompleta - del tuo grimorio tennistico. Uno spassoso ed assai intelligente passatempo.
    Grazie ancora.

    Un ammiratore di Kierkegaard/Edberg

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.