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sabato 15 luglio 2017

WIMBLEDON 2017 DAY 12 - MUGURUZA SPEGNE VENUS WILLIAMS



Tutto è male quel che finisce peggio. Una finale al femminile molto attesa, ricca di incroci, potenzialmente esplosiva ed equilibrata tra la giovane iberica e la vecchia Venere d'ebano.
Il match ha però deluso le attese. Le due iniziano contratte, aggrappate al servizio. Garbine nitrisce come cavalla del Palio di Siena, Venus risponde con ruggiti di pantera ferita. Io alla stalla tendo a preferire la savana. Gran battaglia abortita, perennemente sul punto di esplodere.
Il momento, e che momento, sembra arrivare sul 5-4 Venus, quando Muguruza al servizio si trova a dover annullare due set point. Sul primo Venus spinge, non abbastanza, per niente bene, e finisce per sbarellare col suo colpo meno sicuro, il dritto. L'altro lo salva col servizio, una fredda Garbine.
5-5 e convinzione che finalmente il match decolli. Niente di più sbagliato, perché da lì in poi è un autentico supplizio. Venere sembra non averne più, aver lasciato le residue energie che le restavano su quei due set point. Il servizio non la sorregge più, lontana dalla palla, sempre in ritardo e nello strenuo, vano, tentativo di compensare col braccio. L'altra invece è indemoniata, non molla niente. Cosa sia successo per trasformare l'anonima tennista che negli ultimi mesi (forse anni) aveva perso da tutte, e solo una settimana prima veniva ridicolizzata da Barbora Strycova a Eastburne (con la gnappetta ceca sin troppo generosa a lasciarle un gioco di mera pietà), per trasformarla in questa belva assolutamente invulnerabile, resta un mistero buono per Adam Kadmon, massimi esperti di scie chimiche o Piero Angela. Al limite Luciano Onder.
Parziale impietoso di 9-0 e invece del decollo il match si affloscia definitivamente.
Brava lo stesso Venus, a 37 anni ancora capace di sfiorare la vittoria in uno slam. Finché ha retto. Brava Muguruza. Dopo il successo a Parigi scrissi che, tenendo quel livello non avrebbe avuto problemi a diventare numero uno indiscussa. Da allora, due fiammate nel nulla. Per carità, non mi fa simpatia, e non me ne fanno tutte quelle capaci di exploit improvvisi e mesi del nulla più enigmatico. Come tutte, dirà qualcuno. Infatti mi stanno sulle balle tutte, meno due o tre.


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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.