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lunedì 8 febbraio 2016

Fed Cup, Francia-Italia: cronaca di una disfatta annunciata



Premessa: ho visto solo alcune fasi del match Francia-Italia valevole per il primo turno di Fed Cup e disputato a Marsiglia, limitandomi a vincere soldi scommettendo contro Sara Errani (quale folle book in prenda all'alcol o festeggiamenti carnascialeschi può dare Mladenovic e Garcia, ma anche Sandra Pizzichini, a 1,60-1,70 contro di lei sul veloce indoor?).
Esito scontato. Lo si sapeva. L’Italia del post Pennetta, con Schiavone ormai portabandiera senza bandiera, Vinci epurata, e che si basa tutto sull’automa sparacchiante Giorgi e Sarita padellara, partiva senza speranze. Nemmeno un suicidio transalpino poteva bastare.
Dopo i successi del passato, più basati su valori individuali che meriti federali, c’è un vuoto assordate. Il nulla assoluto.
Eppure, due parole occorre dirle. Tanto per. Perché perdere ci stava, ma malgrado tutto si poteva farlo con più dignità, se non addirittura giocarcela, grazie a scelte un filo meno demenzial-suicide.
Errani-Vinci. No, non farò nessun accenno alla febbrile attività parlamentare attorno alla legge sulle unioni di fatto e Elton John a Sanremo. Non è questa la sede. Qualcuno però ancora si ostina a negare ciò che a chi è fornito di qualcosa in più di una vongola verace nel cervello era già evidente: le due ormai si detestano. Non si sa cosa sia successo (e nemmeno può fregarcene minimamente), ma così è. Inutile far finta di nulla o addirittura negare. Continuare a blaterare di rottura per motivi tecnici e volontà di "concentrarsi sul singolo" non fa più ridere nemmeno i polli. Neanche Emilio Fede con Berlusconi era arrivato a tale grottesca mistificazione della verità. Eppure, tra fit, tv e siti che gravitano attorno, silenzio tombale. Bocche cucite.
Ma bene, dato per certo l'odio palpabile tra le due, divorzio così insanabile da non permettere al capitano coraggioso di convocarle contemporaneamente pena musoni, graffi e scenate napoletane, l’uomo della strada si domanda: perché in una sfida sul rapido indoor optare per Errani (senza reali possibilità di portare a casa un punto) e lasciare a casa Roberta Vinci, in grado invece di giocarsela con le due giovanottone francesi? Non si capisce. Un uomo mediamente in salute mentale non può. Come non può credere alla barzelletta sul rifiuto di Roberta per impegni improrogabili (ospitata tv da Cattelan), dopo l'affaticamento da burraco che già le impedì di essere a Brindisi. Assoluta demenzialità dei tecnici oppure il peso della padellara è molto più forte, malgrado Robertina provi a guadagnare patriottici punti con videomessaggi da far impallidire un camionista-ultrà cresciuto a pane e Boldi-De Sica (mi ripugna persino ripeterlo, ma ormai è pervasa da una sorta di delirio di onnipotenza). Anche credendo a questa seconda opzione, mi domando: perché esporre Errani (tecnicamente inadatta e psicologicamente in crisi) a questa figuraccia? Su terra, se sta bene, può ancora dire la sua. Ma su terreni veloci e così conciata, risulta impresentabile. E poi, Coni-Fit-Onu e Protezione civile continuano indefessi ad ammorbarci gli ammennicoli e frantumarci le pudende (o fracassarci i coglioni, se volete) sulla storia di Pennetta convinta a tornare in campo per le olimpiadi (magari fuori forma e gravida di un par di Fognetti) per vincere una medaglia (ma quando, dove, con chi?) e continuano a nicchiare e non muovere un dito per ricomporre la coppia Errani-Vinci che una medaglia (loro sì) potrebbero anche vincerla? Si rasenta il ridicolo.
"Un politico pensa alle prossime elezioni, uno statista alle future generazioni", diceva De Gasperi o forse era Mal dei Primitives. I nostri politicanti dello sport pensano alle prossime elezioni e a correr dietro il gonnellino (ai limiti dello stalking) di vecchie glorie, prepensionate e ritirate, invece di prendere atto della realtà: una casuale generazione ricca di successi è finita, nulla si è fatto per crearne una di ricambio ormai persa, tocca farsene una ragione
e iniziare a lavorare sui giovanissimi.
A margine, Robertina ha sgambettato e dato sfoggio di verve da showgirl in tv da Catellan. Condita da soliti, ormai stucchevoli, richiami alla vittoria su Serena. Non se ne può più. Sono a decine ad averla battuta (Kurumi Nara compresa), questa rischia di continuare a menarcela fino al 2067, pensando di risultare simpatica. Invece sembra una che ha perso completamente la brocca. Qualcuno le ricordi che a New York ha si battuto Serena, ma poi ha perso una finale di Slam contro Pennetta, da favorita. Occasione che non le si ripresenterà nemmeno a Ballando con le stelle).
Capitolo Giorgi. Gioco forza, bisognava restare attaccati a lei, giovane speranza tricolore. Così inconsapevole a se stessa nelle sue partite, figuriamoci messa in una squadra. Un automa proverebbe e riuscirebbe a trasmettere più emozioni. Questa è un robot messo lì come una macchina sparapalline difettosa, che un giorno funziona e l’altro no. Vince con una Mladenovic suicida, perde dalla Garcia, facendo le solite cose: esplodere truculenti colpi a casaccio. Ma il top viene nel post partita, con dichiarazioni mai sentite da nessuno. Timida (ok), impacciata (e va bene), con gli occhi che imploranti cercano il babbo appena una domanda esce dal seminato (ho vinto-ho perso). “Ho portato a casa un punto, però abbiamo perso, ma va bene...”. Ma va bene cosa? Fino allo sconcerto-rifiuto sdegnoso nel rispondere alla scomodissima domanda: “Cosa ti diceva Barazzutti?”. Inconcepibile.
Chiarisce tutto il capitano di lungo corso. Fa spallucce e mette tutti d’acordo. “Per fare qualcosa di diverso occorre anche saperlo fare.”. Amen. Parole incise nella pietra come legge di Hamnurabi. Ha ragione lui rispetto ai tanti (me compreso) che continuano a vaneggiare di cambiamenti tecnico-tattici necessari per la nostra casta diva. Tardivo ritornare a una scuola tennis per under 12 di Sarzana, a 25 anni. Certe cose vanno bene per un Paolino Lorenzi che a quasi 35 anni continua ad arricchire il suo tennis. Andava bene per Schiavone, diventata funambolo dopo esordi da simil pallettra, al limite per Pennetta, brava a diventare più offensiva gli ultimi anni. Umiliazione inammissibile (ma soprattutto impossibile) per lei che è stata programmata così. E coi software non si può mica ragionare.
Giovani virgulte promesse, per nuove ardite imprese. Ok, ma quanto sono pessimista, c’è pur sempre un radioso futuro all’orizzonte. Capitan Barazza lancia nella mischia (nell’inutile doppio a risultato acquisito) Martina Caregaro, classe ’92, mi dicono appena entrata nelle prime 300 e con discreto potenziale per competere addirittura negli Itf. La lancia allo sbaraglio assieme alla spalla forte Errani (in quelle condizioni, capace di galvanizzarla): un gioco vinto eroicamente, e morale alle stelle. Ma il futuro è dalla sua e dalla nostra, mentre una ’97 trascina la Svizzera alla vittoria in Germania, Garcia e Mladenivic stagionate classe ’93 portano in trionfo la Francia e tale Pliskova nata nel 1992 espugna da sola la Transilvania. 
State sereni, roseo è il futuro della nostra nazione. Bando a riprovevoli dubbi vilmente liberali e lassismi rossi. Le nemiche milizie saranno sconfitte, faccette nere sottomesse dagli indomiti soldati dalla bruna divisa, sotto l'illuminata guida di valorosi condottieri baciati dal radioso sol della vittoria.

10 commenti:

  1. Tipico dei giornalisti italiani.
    Si perde: disfatta. Si vince: tutti sul carro

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    1. 1 - Non sono giornalista. Mio prozio aveva un'edicola, ma non credo valga.
      2 - Mai salito sui carri. Armati o di carnevale.
      3 - Se mio nonno avesse avuto tre palle sarebbe stato un flipper. Lo diceva Hegel.

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  2. Divertentissimo come sempre. La cronaca di una sconfitta annunciata. Ma ora con la Spagna vinceremo! D'altronde la Giorgi è più forte mooolto più forte della loro scarsissima Muguruza (copyright Sergio Giorgi). Che poi sottolineare che pur avendo due anni di meno della Giorgi la scarsissima Muguruza sia numero 3 al mondo e finalista a Wimbledon è solo disfattismo!

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    1. Ma infatti, cosa c'entra. La nostra prorompente diva predestinata è una vincente e quando (a breve, prima dei vent'anni) farà finale a Wimbledon, la vincerà anche.

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  3. Non ti curar Picasso, questo è un troll, forse mandato da qualche (raro) aficionado della Giorgi.
    Che strano queste bocche cucite sulle vere ragioni della rottura Errani-Vinci. Impossibile che di colpo Roberta si sia accorta della scarsa simpatia di sarita, e vinto avevano vinto abbastanza per accontentarsi. Magari una ragione extratennistica. Magari una scivolata nel letto sbagliato...

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    1. O un babbeo, ogni tanto capitano anche qui.
      Sul chichiswawa gate, chi può dirlo. Sportivamente viene in mente quel doppio lo scorso anno con le francesi, giocato in modo vergognoso da una delle due. Sul resto bisognerebbe chiedere a Signorini...:)
      Certo è che la storia è piena di tennisti che si detestavano, ma per amor di patria (o solo per vincere tornei) han giocato assieme. La loro forse è una rottura più profonda. O, magari, il particolare carattere di una delle due la rende insanabile.
      Ciao Lucas, alla prossima

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  4. Picasso mio Picasso, sia mai che qualche annetto di B tennistica al femminile ci faccia bene? Guarda i maschietti, siamo passati dal canto del cigno dei Gaudenzi e Sanguinetti all'inferno della B (con la C sfiorata), ma c'è stata una rinascita del movimento tutto che ha sfornato fior di campioni come Seppi e Fognini, e fior di giovani (?) come Cecchinato, Arnaboldi, Fabbiano, Donati, Quinzi... un vero e proprio Rinascimento!

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    1. Tra uomini e donne situazioni opposte, segno di come la politica fit non c'entri nulla. Non perché non abbia colpe, ma perché non ha fatto nulla, affidandosi al caso.
      Tra le donne, exploit è generazione vincente di Schiavone-Pennetta-Vinci etc...ora si può vivacchiare a livelli medio bassi con Errani-Knapp-Giorgi. Dietro nemmeno l'ombra di una possibile top 150.
      Tra gli uomini, Seppi-Fognini e co. numericamente hanno fatto meglio della generazione precedente, che però ha avuto la personalità (grazie anche a capitani con le palle) di fare meglio come squadra. Giovani prospetti, poco più di zero. L'unica speranza è il 35enne Lorenzi.

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  5. La rivista FIT (perché la ricevo via email? La mia ultima classifica risale a 15 anni fa) di questa settimana titola: "Fed Cup, ecco le ragazze del futuro - Sara Errani e Camila Giorgi, 28 e 25 anni, battute in Francia, dovranno affrontare la fortissima Spagna per non retrocedere ma garantiscono molte stagioni di alto livello." Scusa se te l'ho ricopiato, brutta cosa.

    Comunque se hanno mandato una lettera persino a te intimandoti di trattare bene la Errani (e chi ti scalfisce?), vediamo però bene quanto tacciono gli altri .. e questa impossibile pacificazione tra le due doppiste è veramente sciocca, infantile, incredibile, a qualsiasi livello. Come lo è l'assenza di qualsivoglia notizia, quel diffuso "so ma non parlo per rispetto ad una delle due [e perché non voglio venire epurato dalle conferenze stampa FIT. Ma che mondo?]".

    Non credo mi sarei mai ricordato di questo turno di Fed Cup se non ne avessi scritto tu. E da oggi lascio che il nome Giorgi e tutto il suo non-gioco si dissolvano nella negazione irreale che rappresentano (faccio eccezione solo per le dichiarazioni folli e malate del padre in versione filtrata T&P, se mai capiterà).

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    1. Ah, beh. I dispacci della propaganda, da leggere sul calar del sole, rigorosamente con voce del presentatore nei cine notiziari dell'Istituto Luce.
      Intimidazioni qui no. Nemmeno arriverò nelle modulazioni onde radio delle alte vette. In passato, quando scrivevo in altro sito, sì. Missive tragi-comic-grottesche di pseudo gerarchi che conservo ancora assieme alla collezione di soldatini. Un giorno o l'altro le pubblico. Ah, è solo per aver osato testuali : "Errani terraiola", "Fognini, che non è mai stato Edberg come educazione...".
      Invece di pensare alle cose serie, solo propaganda. Tutto va bene. Errani Vinci amiche come prima e in vacanza insieme...tocca riderne.
      Ciao Lorenzo, grazie e a presto.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.