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giovedì 25 marzo 2010

Master 1000 Miami, antagonista cercasi


Inizia il Masters 1000 di Miami. Tra noia ed infortuni dei più forti, nessun favorito di diritto, ma un gruppo di accreditati pretendenti alla vittoria finale
Entrano in gioco domani i big, nel Masters 1000 della Florida. Con i più forti malconci, svogliati o in crisi esistenziale, chi è dietro può recuperare il gap tecnico, grazie alla motivazione o a maggiore condizione fisica. Poi però, c'è sempre il rischio che un super eroe pelato di 31anni li rimandi tutti a casa, a suon di sberloni e manrovesci. E, senza nulla voler togliere alla magnifica cavalcata di Ljubicic a Indian Wells, è la conferma di quanto l'appiattimento di valori, volga verso il basso. A Miami, almeno in sei partono alla pari, davanti ad un drappello di quattro o cinque accreditati out-siders.
L'antagonista alla noia. Negli slam, si spendono fiumi d'inchiostro a domandarsi quale sarà l'effettivo antagonista di Federer, tra gli arrembanti (ma anche no) pretendenti. Nei Masters 1000 il problema non si pone nemmeno, al limite si cerca di scovare "l'antagonista alla noia". L'elvetico, scientemente, si rimescola nella plebe. Ben sopportando ignomigniose cadute. Record e vittorie negli slam, esigono qualche rinuncia da monarca satollo di allori e titoli. A Miami dovrebbe fare un passo in avanti, anche aiutato da un tabellone che gli pone di fronte ottimi e rassegnati sparring, utili a ritrovare una discreta condizione. Almeno fino agli ottavi contro Tomas Berdych, il più intelligente tra la piante grasse. Poi nei quarti Cilic o Baghdatis. E se un po' in vena, non lesinerebbe una lezioncina stizzita al cipriota, che aveva osato battelo la scorsa settimana.
Rafeal Nadal, quello che per carattere e carisma, più di ogni altro aveva dimostrato di poter assumere il ruolo di antagonista (e molto di più), è sempre più frenato dai malanni ai tendini. A metà tra il fiero guerrigliero, che vuole convincerci (convincersi) di essere più forte di prima ripetendoselo (ripetendocelo) come un mantra, e l'angosciato ragazzo che intimamente sa di non avere più la monumentale tenuta del passato. Seguita a destreggiarsi e liberare "vamos" a pieni polmoni, per scacciare via i demoni. Arriva sempre in fondo. Ma il suo nuovo gioco, più offensivo e meno dispendioso, è facilmente letto e battuto da molti.
Murray e Djokovic involuti e tormentati. Ci sarebbe Murray. Certo, Murray. A tratti sembra studiare dal manuale del monarca, seguendo le sue scelte di illuminato allenamento. Col rischio di continuare a perderci nelle finali di slam, ma anche di disperdersi nei Masters 1000 sul veloce, dove sembrava il numero uno più accreditato. Sul campo, il limite più evidente dello scozzese, è quello di lasciarsi andare alla sconfitta con rassegnazione. Troppo remissivo e difensivo. Una tattica attendista che paga spesso, ma che ogni tanto è debellata con virulenza, dal picchiatore di turno. Senza nemmeno il tempo di progettare la sua famigerata tela, o che gli balzi in mente di giocare in modo differente, lui che può. A Miami ha l'occasione di incrociare Soderling nei quarti, e dimostrare se capito la lezione o se non v'è alcuni rimedio. Tormenti diversi ce li ha Novak Djokovic. Il serbo è incappato in un periodo di forma impietoso, per lui e per chi guarda. Ben poca cosa rispetto a quello del 2008, e che, secondo molti esperti doveva porre fine al duopolio Ferder-Nadal. Da allora si è tenuto al vertice, grazie a Masters 1000 e 500, in cui ha fatto valere la sua tremebonda regolarità. Ora, versione "regolarista falloso", sembra incapace anche di quello. Si poteva sperare in un bel match d'esordio contro Gasquet. Ma, ovviamente, il francese è già sulla spiaggia di Miami, dove prova a cogliere funghi.
Imprevedibilità Soderling, affidabilità Roddick. Il tennis estremo dell'alterato boscaiolo svedese, si presta all'altalenanza di risultati. Sempre in bilico tra abbaglianti dimostrazioni da picchiatore visionario e giornate da povero pazzoide miope, con tanto di pugnetto incorporato, sull'espressione da fantasma formaggino. Andy Roddick è forse il più costante. Quello che a Miami potrebbe addirittura vincere. E' diventato tennista completo, perdendo molto dell'antica esplosività. Se non si ostina a volercelo dimostrare sempre, divenendo la caricatura maldestra e atrocemente meno dotata di Murray, lo vedo in fondo. Già in ottavi, ha l'occasione di rivincita contro Ljubicic.
Alternative di lusso. Ma oltre a questi, v'è un manipolo di out-siders con grandi credenziali. Marin Cilic in Australia aveva confermato di essere oramai arrivato al vertice, ma dopo il casalingo compitino svolto a Zagabria, pare sprofondato in una crisi buia da implorante pastorello. Misha Youzhny è stato protagonista di un inebriante inizio stagione. Proprio quando le compulsive crisi autolesioniste cominciavano a dare tregua alle sue logore meningi, è incappato in problemi fisici (polso e anca), che lo hanno frenato. Ma se sta bene, è mina vagante extra lusso. Ivan Ljubicic ha il difficile compito di confermarsi e tenere a bada l'appagamento, dopo la trionfale cavalcata della scorsa settimana. Troppa grazia, sarebbe un bis. Jo Tsonga versione George Foreman 55enne con l'artrosi e zero Mohammed Alì, ha il massimo obiettivo di guadagnarsi il quarto di finale con Nadal. Ma Isner e (persino) Kohlschreiber hanno più chances.
Italtennis all'arrembaggio. Impegni agevoli, o difficilissimi. Starace è chiuso dal tabellone. Dovesse battere il decadente, ma sempre gradevole Nicolas Lapentti, fine della corsa con Federer. Lorenzi si ritrova Chela al primo turno. Argentino attempato, calante e terraiolo. Trovare di meglio, nel primo turno di un Master 1000 sul veloce, è umanamente impossibile. Paolo parte leggermente sfavorito (fate voi la proprietà transitiva). Fognini col cinese di Taipei Lu, pur buono sul veloce, può giocarsela addirittura da favorito. L'eroe montanaro Seppi ha un tabellone da epifania. Zeballos, argentino emerso nei challenger al primo turno, al secondo un Gilles Simon ampiamente alla portata nelle attuali condizioni, per poi approcciare Berdych, con cui una speranza la si ha sempre. Ottavo con Federer tutt'altro che impossibile. E poi, con uno svizzero svagato...Insomma, nessuno poteva sperare in un tabellone migliore. Il suo problema è essere Seppi.

Scritto per tennis.it

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.